Prima di parlare
delle origini del Bonsai è doveroso ribadire il significato
letterale della parola giapponese BONSAI: che si suddivide in due ideogrammi 盆栽, dove il primo significa BON “vaso” e il
secondo SAI “coltivare”. Insieme i due ideogrammi
hanno un significato più ampio e cioè: ”Un albero coltivato in un vaso con
arte”; le altre due parole “albero” e “arte” sono contenute nel secondo
ideogramma dove si può notare nella parte bassa disegnato un albero stilizzato
con affianco un segno incrociato che sta proprio a indicare l’intervento
dell’uomo sull’albero per creare qualcosa di artistico.
Le origini del bonsai
si perdono nella notte dei tempi, le prime testimonianze risalgono a circa 3500
anni fa in Cina nel periodo neolitico. La prima testimonianza storica
risale alla tomba di un cinese di alto rango della dinastia reale Shang
(1766-1122 a.C); dove è stato ritrovato un PENJING (che equivale al bonsai
cinese), in un vaso destinato al corredo funerario . La particolarità di questo
bonsai è che un sistema di irrigazione a goccia concepito nella tomba
sotterranea aveva mantenuto in vita per lungo tempo questo pino a tre aghi, di
una specie considerata ormai estinta. Il pino in questione era sistemato su un
vaso d’oro, elemento che ci fa capire quanto fosse tenuta in considerazione una
tale forma d’arte.
Il bonsai quindi nasce in Cina e poi diventa una vera e
propria arte in Giappone. I cinesi avevano da sempre questa voglia di
rappresentare l’universo in miniatura per cercare di catturare la bellezza
sublime della natura. Infatti iniziarono con la miniaturizzazione dei paesaggi
che erano formati essenzialmente da montagne e alberi; di qui la separazione
delle due arte principali il SUISEKI (l’arte di miniaturizzare le montagne) e il
BONSAI (l’arte di miniaturizzare gli alberi).Oltre che per fini estetici e
ascetici questa pratica si sviluppa anche in Cina e nei popoli nomadi come i
mongoli per necessita di trasportare piante officinali in piccoli vasi o
durante la costruzione della muraglia cinese.
Il bonsai arriva in Giappone dalla Cina tra il (794-1185
d.C) (epoca Heian); quando i due paesi entrano in contatto attraverso lo
scambio di manoscritti e soprattutto grazie ai monaci giapponesi che vanno in
Cina per apprendere la filosofia e la cultura di quel popolo. In Giappone il
bonsai viene trasformato in una vera arte attraverso la fusione delle filosofie
e religioni dei due paesi.
L’unione delle due religioni politeiste: in Giappone lo
“shintoismo” e in Cina il “taoismo” porta alla nascita della FILOSOFIA ZEN, che
abbraccia il bonsai e soprattutto la sua estetica. Entrambe le religioni
politeiste vedono all’origine di tutto le energie dell’universo positive e
negative “Ying” e “Yang”. L’uomo è considerato il continum tra cielo e terra,
quindi si trova in mezzo tra le energie positive e negative. Gli elementi
sacri, chiamati “Cami”, in queste religioni sono naturali e infatti ritroviamo
di frequente la figura degli alberi sacri.
Per quanto riguarda in particolare il bonsai abbiamo delle
differenze tra Cina e Giappone dovute proprio all’origine delle due religioni:
per quanto riguarda il Taoismo quindi la Cina, nel bonsai abbiamo un minore
intervento dell’uomo; mentre nello Shintoismo in Giappone il bonsai diventa
arte e quindi prevede un maggiore intervento dell’uomo.
Il bonsai classico nasce in Giappone nel periodo Edo che va
dal 1615 al 1868 d.C dove vengono introdotte tutte le principali tecniche
bonsaistiche e dove nascono i “sette principi Zen dell’estetica orientale”, che
abbracciano non solo il bonsai ma anche altre forme di arte orientale; come
l’ikebana, la cerimonia del te, la keido etc. Dai primi del 1900 verrà
introdotto prima in Giappone e poi si svilupperà in tutto il mondo il bonsai
moderno chiamato “Avanguardia Bonsai” grazie a tre grandi maestri Kobayashi,
Murata e Kimura. La differenza sostanziale tra bonsai classico e bonsai moderno
è che nel bonsai classico si punta alla cosiddetta “albericità” seguendo i
principi Zen, quindi rimanere il più fedeli possibili alle forme naturali degli
alberi; nel bonsai moderno si cerca di fare un passo in più e quindi elevarsi a
vera e propria arte, cioè pur mantenendo la naturalità dell’albero e seguendo
sempre i principi Zen si cerca di riprodurre forme non per forza botaniche ma artistiche,
per esempio con la lavorazione della legna secca.
Kunio Kobayashi presenta gli strumenti da lavoro |
Prima di parlare dei principi Zen, dobbiamo capire cosa si
intende quando parliamo di estetica orientale e quale è la strada da
intraprendere per raggiungere IL BELLO nel bonsai. L’estetica è considerata “la
meditazione dell’arte”, si fa bonsai per rendere fruibile l’arte e la bellezza
agli altri e suscitare in loro emozioni. “La dottrina del bello” è l’esperienza
del bello attraverso la procedura dei prodotti dell’arte; Non si fa arte per se
stessi ma per gli altri, infatti alla fine del percorso il bonsaista deve
lasciare libera la sua opera allontanandosi da essa. Quindi in oriente il
bonsai e l’estetica orientale vengono visti come un percorso di vita che si
divide in 3 passaggi: SHU dove si apprendono le regole osservando il maestro,
HA dove si mette in pratica la tecnica appresa e infine RI dove l’allievo
diventa maestro e va oltre la regola. Questo percorso in oriente è visto non
solo come percorso relativo al bonsai ma in generale in tutte le cose che si
fanno come percorso vero di vita che porta a capire, apprendere per poi andare
oltre.
Una celebre opera teatrale giapponese “Hachi-No-Ki” (La
storia nei vasi), racconta la storia del sacrificio dei bonsai di un samurai
durante una gelida notte del 1383 d.C. In questa notte il samurai ricevette la
visita dello Shogun (grado militare di generale) e mandò la moglie a tagliare i
3 bonsai preferiti per bruciarli e riscaldare così l’illustre ospite che
viaggiava in incognito. Questa breve storia ci permette di capire l’uso del
bonsai e del suo sacrificio come simbolo della cultura e dell’ospitalità
giapponese.
Fare bonsai è una forma d’arte che unisce direttamente
l’uomo alla natura attraverso la coltivazione e la lavorazione di un
piccolo-grande albero; per cui questa forma d’arte è per coloro che sanno
osservare la natura e che amano starci dentro. La natura nel bonsai è
considerata una grande maestra, fonte d’ispirazione, che ci permette di elevare
la tecnica ad espressione artistica, che rappresenta nel bonsai il fattore di
diversificazione rispetto a ogni altra forma di coltivazione delle piante e ad
altre forme artistiche.Il bonsai può essere considerato un’opera mai finita e
sempre fonte di nuova ispirazione e comunicazione; essendo un essere vivente e
in continua evoluzione ci permette di intraprendere un viaggio affascinante,
fatto di esperienze, messaggi, lavorazioni con il nostro bonsai. Questi
concetti riprendono in pieno le filosofie orientali Zen descritte
precedentemente, taoista e schintoista di Cina e Giappone. Possiamo quindi dire
che con il bonsai si cerca di ricreare la maestosità e la bellezza di un grande
albero secolare in un piccolo alberello coltivato in un vaso.
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